venerdì 5 luglio 2013

Futuro ibrido per le supercar?

Jaguar C-X75
Le nuove Ferrari LaFerrari, Porsche 918 Spyder, McLaren P1, Jaguar C-X75 ci fanno immaginare un futuro decisamente ibrido per le future supercar. Le due vittorie consecutive dell’Audi alla 24 Ore di Le Mans con un prototipo Diesel-elettrico ed ancora prima il successo commerciale di ammiraglie e SUV a propulsione ibrida di cui Lexus è stata lungimirante precursore hanno sdoganato definitivamente l’idea di un’automobile ibrida poco accattivante ed ancor meno prestazionale che aveva accompagnato le prime apparizioni di questi modelli.
Certo anche in queste nuove supercar, così come per molte costose automobili che vediamo in circolazione, la componente ambientale ha un aspetto molto importante, ma, se è pur vero che dal punto di vista tecnico ha più senso “ibridizzare” un’auto di grossa cilindrata che una di piccola
(il vantaggio ecologico è percentualmente più significativo) e che l’attenzione per l’impatto ambientale sembra essere la nuova frontiera dell’esclusività, proprio queste nuove supercar ibride ci fanno notare come la doppia motorizzazione possa avere vantaggi sul piano delle prestazioni. L’ibrido insomma serve, ci dicono queste supercar, per disporre di quella potenza aggiuntiva che consente di risolvere determinate situazioni, di fare la differenza e, perché no, di continuare a divertici al volante. Un po’ come, estremizzando il concetto, avveniva qualche anno fa con il turbocompressore, la cui presenza su questo o quel modello era di per sé un “imprimatur” di sportività. E via dunque a scritte “turbo” (e relative declinazioni in sigle di vario genere contenenti l’ambita lettera “t”): esattamente come qualche decennio prima il viatico prestazionale erano parole come “GT”, “Sport”e  “Sprint”. Sarà così anche con la parola “Hybrid” e ad eventuali “h”, grandi e piccole nella sigla di questo o quel modello?
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